Storia

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La Calabria occupa la parte più a sud della penisola. Essa è circondata dal mar Tirreno, dal mar Ionio, dal massiccio del Pollino e dallo stretto di Messina

Esistono diverse prove che la Calabria fosse abitata fin dal paleolitico. Infatti oltre che resti di fauna fossile, nella grotta di Talao, presso Scalea, sono state ritrovate anche suppellettili musteriane.

Nel neolitico la Calabria era occupata da una popolazione di stirpe mediterranea: numerose tombe, con ricca suppellettile, ritrovate nei dintorni di Catanzaro, testimoniano della sua cultura. Scarsi, invece, i resti dell'età del bronzo, molto più numerosi quelli della prima età del ferro (necropoli di Torre del Mordillo): a popolazioni di ceppo ibero-ligure sono attribuibili alcune strutture murarie megalitiche di questa età.

Iniziatasi nell'VIII sec. a.C. la colonizzazione greca del Mediterraneo, i nuovi venuti si fusero con le popolazioni locali. Sorsero fiorentissime colonie, quali Reggio, Sibari, Crotone. Nella prima metà del IV sec. la regione fu occupata dai Bruzi, da cui prese il nome di Bruzio mentre il termine Calabria designò per tutta l'età classica la Penisola Salentina.

Nelle guerre sostenute dai Romani contro Pirro, quindi contro Annibale, le popolazioni locali si schierarono contro Roma; dopo la seconda guerra punica, caddero completamente sotto il suo dominio. Roma vi fondò colonie, tracciando, nel 132 a.C., la strada Capua-Reggio, e incluse il territorio nella III regione augustea (Lucania et Bruttium).

Dopo la fine dell'Impero romano d'Occidente, trovò una certa tranquillità e benessere sotto Teodorico (494-526) e nel Vivarium fondato da Cassiodoro ebbe uno dei primi centri monastici dell'Occidente; mantenne poi la sua unità sotto i Bizantini, all'epoca dei quali (VII sec.) assunse l'attuale nome di Calabria.

I Longobardi, conquistando la regione di Cosenza e annettendola al ducato di Benevento (poi al principato di Salerno, 840), distrussero l'unità della Calabria.

Nell'885 il generale bizantino Niceforo Foca cacciava dalla Calabria Longobardi e Saraceni, che vi si erano a loro volta stanziati, ridando alla regione (Thema Calabria) quell'unità che l'imperatore Niceforo II Foca seppe mantenere, annullando i tentativi di conquista dell'imperatore Ottone I e rendendo più profonda l'ellenizzazione della regione, la quale progredì soprattutto per la diffusione del monachesimo basiliano. L'oppressivo sistema fiscale greco-bizantino finì tuttavia con lo stremare la Calabria, già duramente vessata dalle ininterrotte incursioni saracene.

Un'energica ripresa si ebbe coi Normanni, che, ultimata la conquista della regione nel 1060, favorirono, soprattutto ai fini della loro politica antibizantina, la latinizzazione delle gerarchie ecclesiastiche. Prospera anche sotto gli Svevi, la Calabria sotto gli Angioini soffrì una grave depressione per il diffondersi di esose tassazioni e del latifondo a struttura feudale francese: solo Cosenza ebbe nel XIV sec. prosperità e una certa autonomia, e, più tardi (XVI sec.), una notevole vita culturale.

Lo sfruttamento fiscale degli Angioini fu continuato dagli Aragonesi, causando gravi rivolte (fra cui quella del 1459, ferocemente repressa da Ferdinando d'Aragona) e la congiura di Tommaso Campanella (1599). Il governo spagnolo lasciò poi gradatamente il predominio ai baroni locali, gli abusi di potere e le prepotenze dei quali provocarono una forte involuzione reazionaria e legittimistica della stremata popolazione, radicando in essa una mistica fede nel re, considerato il difensore del popolo contro i baroni. Ciò costituisce una ragione del notevole contributo dato dalla Calabria alle bande legittimiste del cardinale Ruffo contro le forze della Repubblica Partenopea (1799), dell'accanita resistenza agli occupanti francesi (1806-1810) e del fallimento di imprese come quelle del Murat (1815) e dei fratelli Bandiera (1844). Notevole fu, d'altra parte, anche la diffusione della carboneria e, in minor misura, del mazzinianesimo; dopo il 15 maggio 1848 si ebbe in Calabria un'insurrezione antiborbonica a cui ne seguì un'altra allorché Garibaldi sbarcò, il 20 agosto 1860, a Melito di Porto Salvo, impadronendosi rapidamente di tutta la regione.

La Calabria, seguendo le sorti del regno di Napoli, fu così unita all'Italia, ma i Borboni lasciarono la triste eredità di un'economia povera e arretrata, causa di complessi problemi non ancora risolti. Nel 1862 fu ancora la Calabria il teatro della sfortunata operazione garibaldina dell'Aspromonte, quindi la regione ebbe ancora poche volte occasione di far parlare di sé fino al terribile terremoto del 28 dicembre 1908, che fece innumerevoli vittime (40.000 nella sola Reggio). La catastrofe faceva seguito ad altri disastrosi movimenti sismici che già avevano colpito la Calabria rendendola, in questo campo, tristemente famosa: quelli del febbraio-marzo 1783, del luglio 1804, del novembre 1894, del settembre 1905 e dell'ottobre 1907.

Il 2-3 settembre 1943 le forze alleate (Americani e Canadesi) sbarcavano dalla Sicilia in Calabria, occupando Villa San Giovanni, Reggio, Melito di Porto Salvo e quindi l'intera regione, che ebbe perciò a soffrire relativamente poco nella seconda guerra mondiale. Da notare che in epoca borbonica la Calabria era divisa nelle tre province di Calabria Citeriore (Cosenza), Ulteriore I (Reggio), Ulteriore II (Catanzaro): per questo si parla talvolta, sebbene impropriamente, di Calabrie al plurale.

La Calabria è attualmente fromata da cinque  province: Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio di Calabria, Vibo Valentia. Il capoluogo è Catanzaro dal 1971.

A catanzaro hanno sede la presidenza e la giunta regionale, mentre il consiglio regionale ha sede a Reggio di Calabria, con facoltà di convocarsi anche negli altri due capoluoghi di provincia.

Questa soluzione di compromesso è stata raggiunta dopo che nel 1970-71, con l'entrata in vigore dell'ordinamento regionale autonomo, la popolazione di Reggio di Calabria, precedente capoluogo e città più popolosa della regione, si era opposta anche violentemente all'insediamento di tutti gli organi elettivi di autogoverno a Catanzaro, meno decentrata ed economicamente più attiva.

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